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Storie da Hubber: Violet Atom

La storia di oggi è quella di Violet Atom, un'azienda incentrata su tecnologie innovative, robotica, sviluppo software e progettazione meccanica, fondata da Alan Pipitone. L'imprenditore si è gentilmente prestato a rispondere ad alcune domande, spiegando il suo percorso da giovane appassionato di elettronica fino a lavorare recentemente a un progetto per aiutare le persone affette da problemi motori.


Alan Pipitone

Chi è Alan Pipitone, qual è il tuo background e di cosa ti occupi?

Sono un appassionato di informatica, di elettronica e di robotica. Sono sempre stato affascinato da queste tematiche, soprattutto dalla robotica e dall’intelligenza artificiale. Da bambino ero attratto dai film con protagonisti che erano robot, androidi o cyborg. Da ragazzo poi, durante le scuole superiori, cominciai a studiare per conto mio tematiche che a scuola non erano trattate e che per me erano affascinanti, come ad esempio le reti neutrali o l’image processing. Sono andato avanti a studiare elettronica ed elettrotechnica per poi specializzarmi nello sviluppo software. Attualmente progetto dispositivi IoT (Internet of Things), sistemi di automazione e sviluppo algoritmi di Machine Learning e Computer Vision.



Com’è nata l’idea di fondare un’impresa come Violet Atom, che mette al centro la robotica e la tecnologia di automazione? Qual è la tua missione, cosa ti muove?

L’idea è nata circa dieci anni fa. All’epoca lavoravo come dipendente presso una società di informatica; lavoravo su progetti semplici come siti web o applicazioni di contabilità. Ero molto frustrato poiché a casa sperimentavo tecnologie che al lavoro non potevo applicare; facevo più esperienza a conto mio. Così mi licenziai e fondai la mia società, con la missione di creare e offrire qualcosa che possa aiutare le persone.


Cosa significa Violet Atom e perché avete scelto questo nome?

Per la mia società avevo bisogno di un nome in grado di condensare tutto ciò di cui noi ci occupiamo, cioè informatica, elettronica, meccanica e robotica. L’atomo


mi è sembrato il simbolo più appropriato. Però la parola ‘Atom’ da sola non potevo utilizzarla, così ho cominciato ad aggiungere altre parole. Alla fine ho optato per ‘Violet’, poiché il viola è uno dei miei colori preferiti e Violet Atom suonava molto bene.


Perché hai deciso di fondare la tua azienda in Ticino? Che legame avete con Impact Hub Ticino? Cosa ti piace di IHT?

All’inizio avevo preso contatti con l’agenzia GGBA (Greater Geneva Bern Area), che aiuta imprese che fanno innovazione a trovare una sede all’interno del territorio di loro competenza. Tuttavia due dei miei clienti di allora si trovavano in Ticino e quindi preferii portare la mia società qui per cercare di crescere in Ticino. In Ticino avevo trovato un edeficio ideale per l’azienda: l’attuale sede di Impact Hub Ticino, che un paio d’anni fa era gestito dall’associazione Spazio 1929, composta da persone lungimiranti, tra i primi e le prime a pensare ad un spazio coworking qui a


Lugano. Quando Impact Hub ha preso il controllo dello stabile ha dovuto fare diversi lavori di ammodernamento, così per rientrare dei costi e non andare in perdita ha dovuto aumentare gli affiti (praticamente non avevano scelta, inoltre i costi dell’energia aumentano sempre di più). Per il noi il costo è quasi triplicato, ma IHT ci venne incontro proponendoci per un anno un ottimo sconto. Poi, dopo un anno abbiamo lasciato la stanza e portato la nostra attrezzatura altrove. Ora abbiamo mantenuto una postazione a IHT dove sviluppiamo solo codice, quasi tutto ciò che ha a che fare con l’elettronica, e la robotica lo costruiamo da un'altra parte. Di Impact Hub Ticino mi piacciono le persone con cui ogni giorno ho a che fare, e sono molto interessato con numerosi dei progetti che loro seguono. Inoltre i lavori di ammodernamento dello stabile sono venuti proprio bene.


Come la tecnologia di Violet Atom ha aiutato le persone affette da problemi motori? Di cosa si tratta esattamente questo progetto, dove è nata l’idea?


L’idea era nata dopo il trasferimento a Spazio 1929. Lì incontrai le persone (i miei clienti) con cui poi ho iniziato a collaborare. Insieme abbiamo sviluppato un dispositivo in grado di aiutare le persone affette da problemi motori a recuperare gran parte delle abilità perdute. Il dispositivo consente inoltre ai medici la configurazione dello stesso ed il monitoraggio del paziente a distanza, cosicché chi ha problemi motori molto gravi non subisce lo stress di andare in ospedale o nella sede in cui il medico lavora.


Come ti fa sentire lavorare in un progetto come questo? Vorresti esplorare di più’ il legame tra la tecnologia e il settore medicale, o andare in un’altra direzione?

Noi abbiamo clienti anche in altri settori; sviluppiamo applicazioni mobile e desktop per le aziende, componenti elettronici per l’industria e molto altro.


Tuttavia vedere delle persone con difficolta motorie tornare a camminare è la cosa che mi fa stare meglio. Il problema è che lavorare in campo medico è molto complesso. Al fine di assicurare il meglio per il paziente bisogna sviluppare diversi prototipi, superare certificazioni molto rigide e fare molti studi clinici. Ci vogliono fondi non indifferenti per poter affrontare tutto questo.

La nostra società ha le competenze per creare dispositivi intelligenti in grado di aiutare le persone in difficoltà, ma sfortunatamente possiamo farlo solo se la società che ci ingaggia è molto grossa. Purtroppo, non basta avere le competenze, bisogna anche potersi sobbarcare i costi per sviluppare un dispositivo medico certificato, cosa che purtroppo per noi è proibitiva.


Quali sono le sfide che tu come imprenditore devi affrontare oggi? E più nello specifico, quali sono le sfide per la tua azienda nel tuo settore oggi?

La pandemia di COVID-19 aveva bloccato più della metà della mia azienda e gran parte d


ei miei clienti: quando l’emergenza saniatiria è rientrata le cose non sono migliorate molto. La nostra ripresa oggi è fortemente influenzata anche dalla crisi dei chip: molti componenti elettronici hanno ormai tempi di consegna di due anni. Le nostre attività nel settore dell’elettronica e della robotica si sono quasi fermati. Fortunatamente, siamo molto attivi anche nel settorie informatico, e questo al momento ci ha salvato dalla chiusura. Il prossimo passo sarebbe di concentrarci di più sullo sviluppo software.



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